dal Volturno a Gaeta
(1860-61)
volume in 8°(17x24), pp. XVI- 326 con tavole di ritratti e vedute
Dopo oltre mezzo secolo ristampiamo questo (introvabile) importante testo, sulla fine del Regno
delle Due Sicilie che fa piena luce sulle battaglie di Caiazzo e del Volturno, chiarisce genesi
e natura dell’intervento piemontese e, attraverso gli scontri del Macerone, di Cascano, del
Garigliano e di Mola, dà un quadro preciso del memorabile assedio di Gaeta ...
Angelo Mangone
L’Armata Napoletana dal Volturno a Gaeta (1860-61)
Per molti lustri scrittori di storia e di folclore si sono divertiti alle spalle
dell’esercito borbonico dando la sensazione che l’armata di terra delle
Due Sicilie fosse costituita da turbe di saltimbanchi in cui tutti gareggiassero
continuamente per strappare al pubblico l’applauso più fragoroso.
Questo accadeva in tempi in cui l’antimilitarismo non era ancora
un vessillo e la carriera delle armi incuteva rispetto e affascinava la gioventù.
E accadeva per un motivo molto semplice: l’agiografia risorgimentale
aveva schiacciato tutto ciò che comunque si riferiva ai Borboni
e al loro regno. Erano i protagonisti del Risorgimento a imporre la storia,
e gli italiani, per generazioni, avevano appreso dai testi scolastici una
ricostruzione degli eventi che risentiva esclusivamente dell’impronta sabauda.
Parlare con serietà delle istituzioni napoletane, degli ordinamenti
politici, sociali, economici e soprattutto militari di un regno che pure
aveva avuto momenti di gloria, era quasi un delitto di lesa patria; e la
conseguenza fu che al di là del Garigliano, anche quando i tempi furono
maturi per una maggiore meditazione, si guardò al Sud e al suo passato
col sorriso sulle labbra. L’Unità non aveva unito l’Italia...
[...] In quest’opera critica, inquadrata nel rinnovato dibattito sulla questione
meridionale, sotto molti aspetti ancora lontana da un’esatta analisi
e da una soddisfacente soluzione, si inserisce ora questo saggio di
Angelo Mangone, « L’armata napoletana dal Volturno a Gaeta », che
esaminando gli avvenimenti politici e militari che vanno dal settembre
del 1860 al febbraio dell’anno successivo, ricostruisce non superficialmente
l’estrema lotta per la difesa del regno meridionale. Giovandosi,
di documenti prima del tutto trascurati o non approfonditi e sulla base
di un’indagine comparata degli studi precedenti, il Mangone chiarisce
molti punti rimasti finora oscuri e ristabilisce su alcune vicende militari,
in particolare le decisive battaglie di Caiazzo e del Volturno, una verità
che sembrava impossibile raggiungere: mentre si fa l’Italia, l’« esercito di
Franceschiello », armata napoletana ma anche italiana, non insensibile
a quelle idee liberali sostenitrici dell’indipendenza e dell’unità nazionali,
trova la forza per scomparire dignitosamente dalla scena, come il suo
sovrano a Gaeta.
Sandro Castronuovo
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