Regina di Napoli
(dal 1343 al 1381)
volume in 8°(17x24), pp. 276 con diverse tavole di ritratti e vedute
Questo libro, che racconta la vita di Giovanna Prima e le vicende del suo regno, ha
il pregio di trarre l’argomento della narrazione da uno dei periodi più straordinari
e drammatici della storia di Napoli. ... Il lettore troverà nel libro, dunque, non una
immagine fantastica, ma un personaggio vero...
Giovanna D’Angiò Regina di Napoli
(dal 1343 al 1381)
[...] Questo libro, che racconta la vita di Giovanna Prima e le vicende del
suo regno, ha il pregio di trarre l’argomento della narrazione da uno dei periodi
più straordinari e drammatici della storia di Napoli. Dato curioso: su
questo periodo esiste la più vasta documentazione possibile e desiderabile.
Sembra quasi che dignitari e funzionari della corte angioina, del tempo di
Carlo I in poi, si siano preoccupati di fornire ai posteri tutti i particolari
dai quali ricostruire ciò che fecero e l’ambiente che li circondò. Una legione
di studiosi, alcuni dei quali valorosissimi, attesero allo spoglio dei registri,
degli atti ufficiali, delle lettere, dei conti, e raccolsero tutto in ponderosi
volumi. Ma quel lavoro immane non era servito che a piccoli saggi eruditi,
illustranti particolari momenti della vita della regina Giovanna. Il libro di
Italo de Feo supplisce a questa lacuna dando alla storiografia italiana un
saggio esauriente e per molti aspetti, definitivo. Nessuna fonte di qualche
importanza è tralasciata in una narrazione che fa rivivere i testi non come
morti e ammuffiti documenti di un’epoca lontana ma come brani di vita
palpitante e attuale: perché la donna che sta al centro di questa storia non
era soltanto una regina, ma una creatura delicata che, al tempo stesso, interessa
e commuove. Di Giovanna in questo libro sono dette Ie debolezze,
che del resto ella non nascose neppure al Papa imputandole «alla fragilità
del sesso», ma anche Ie virtù umane e, diciamo pure, «napoletane»: come
l’incrollabile ottimismo, la generosità, il senso dell’amicizia, la gentilezza,
infine, che contribuì molto alla sua leggenda.... Il lettore troverà nel libro,
dunque, non una immagine fantastica, ma un personaggio vero, che balza
fuori dalle pergamene e dai codici con la naturalezza propria di un essere
per il quale molti secoli di morte apparente sono serviti soltanto a meglio
accentuarne i tratti e definirne il carattere.
Italo de Feo, allievo di Adolfo Omodeo, formatosi alla scuola crociana, non
è nuovo alle imprese di questo genere. I suoi libri, scritti sempre con sentimento
del passato ma anche con vivo senso di attualità, hanno per questo
incontrato vasto favore tra il pub— blico più esigente. Ricordiamo di Italo
de Feo, oltre Venti secoli di giornalismo, testo oramai classico, « L’Italia dei
nostri nonni », « L’Italia di Giolitti » «Benedetto Croce e il suo mondo»,
L’ultima Italia. (Tratto dalla introvabile edizione del 1968).
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